Life LA MENTE DEL PRINCIPIANTE

22 Giugno 2022by Rosanna Prencipe

Nei miei percorsi di coaching sono molte le contaminazioni che provengono dalla Mindfulness.

Apparentemente i due mondi, quello del coaching e della mindfulness, potrebbero sembrare scontrarsi.

Il coaching potrebbe essere visto come la modalità del fare; mentre la mindfulness quella dell’essere.

Il coaching è diretto al raggiungimento di obiettivi e ha quindi uno sguardo al futuro, mentre la mindfulness significa prestare attenzione, con intenzione, al momento presente, in modo non giudicante (Jon Kabat-Zinn).

La Mindfulness ti insegna ad accettare le cose come sono, mentre il coaching tende al cambiamento.

Tuttavia, moltissimi sono anche i punti di contatto e ritengo che per poter definire i propri obiettivi e sviluppare le proprie potenzialità in un percorso di coaching sia fondamentale partire dalla consapevolezza: sapere dove sono per sapere dove voglio andare; altrettanto fondamentale è avere uno sguardo lucido sul proprio essere e affrontare il percorso di coaching in modo non giudicante, verso se stessi e verso gli altri.

Per non parlare della capacità di disinserire il pilota automatico! Solo dando risposte non automatiche alle circostanze ed evitando di reagire utilizzando sempre gli stessi schemi mentali posso generare soluzioni nuove.

Credo quindi che la mindfulness, i suoi principi e le sue pratiche, siano molto arricchenti anche per il coachee.

Vediamo oggi, ad esempio, uno dei pilastri della mindfulness: la mente del principiante.

Coltivare la mente del principiante significa vivere ogni situazione, accadimento, relazione, con gli occhi del fanciullo che per la prima volta vi si avvicina; significa quindi non dare alle cose una interpretazione dettata dalle lenti offuscate di chi ha già vissuto situazioni simili, ne ha fatto esperienza, e ritiene quindi che ciò che è accaduto accadrà di nuovo.

L’esperienza, se da un lato può costituire una scorciatoia che ci evita di cadere in errori già sperimentati, dall’altro lato ci impedisce di vedere le situazioni con sana curiosità e senza pregiudizio, partendo dal presupposto che nessuna situazione sarà mai uguale a se stessa. Eraclito docet:

Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo.

Coltivare la mente del principiante significa quindi vedere le cose (accadimenti, circostanze, persone, relazioni, …) per quello che sono in quel preciso contesto ed istante, evitando di dargli un significato condizionato da precedenti esperienze che, necessariamente, saranno state diverse da quanto ora accade. Ciò ci consente anche di vivere ogni esperienza come straordinaria, prendendoci cura di ciò che arriva a noi e di ciò che proviamo rispetto a ciò che ci accade, dandoci il permesso di vivere consapevolmente il presente ed evitando reazioni automatiche.

Tutto questo richiama direttamente un “gioco” che spesso entra nel percorso di coaching: il “come se”.

In questo caso il gioco è proprio quello di approcciare l’esperienza “come se” fosse nuova (e il paradosso è che E’ una esperienza nuova, anche se noi la vediamo come già vissuta!).

Tale approccio garantisce l’apertura mentale, l’atteggiamento curioso e quindi di produzione di nuove idee, il pensiero creativo – tale anche perchè non ingabbiato in pregiudizi -, la libertà dalle troppo aspettative che, spesso, portano con sè delusioni.

E queste sono tutte risorse che nel coaching sono determinanti per valutare le possibili opzioni e mettere in capo nuove soluzioni.