Spesso le parole passano inosservate, ma le metafore ci inducono a fermarci e pensare…..
La metafora della rana bollita è a molti nota e resta una delle rappresentazioni più efficaci di cosa comporti restare nella nostra zona di comfort, adattandoci a situazioni negative o che vanno via via peggiorando, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.
“Immaginate un pentolone pieno d’acqua fredda nel quale nuota tranquillamente una rana. Il fuoco è acceso sotto la pentola, l’acqua si riscalda pian piano. Presto diventa tiepida. La rana la trova piuttosto gradevole e continua a nuotare. La temperatura sale. Adesso l’acqua è calda. Un po’ più di quanto la rana non apprezzi. Si stanca un po’, tuttavia non si spaventa. L’acqua adesso è davvero troppo calda. La rana la trova molto sgradevole, ma si è indebolita, non ha la forza di reagire. Allora sopporta e non fa nulla. Intanto la temperatura sale ancora, fino al momento in cui la rana finisce – semplicemente – morta bollita.
Se la stessa rana fosse stata immersa direttamente nell’acqua a 50° avrebbe dato un forte colpo di zampa, sarebbe balzata subito fuori dal pentolone.” (Noam Chomsky)
E’ il racconto di mille circostanze, in cui ci crogioliamo in situazioni non felici, in spazi per noi angusti, in rapporti ormai deteriorati, che magari diventano sempre più soffocanti, ma per il fatto che ci viviamo dentro e che cambiano pian piano ci consentono di adattarci, senza capire il reale rischio al quale andiamo incontro….situazioni che se vedessimo al loro apice per la prima volta ci scotterebbero, facendoci fare un balzo fuori dalla pentola per evitare di finire bolliti.
Vale la pena fare un piccolo sforzo e uscire dal pentolone per osservarlo da un altro punto di vista e guardare con attenzione se la via migliore sia quella dell’immobilismo o non sia invece quella del cambiamento.
E tu cosa vuoi fare per te stesso? Quanto sei disponibile a spostarti per sentire a che temperatura è arrivata l’acqua in cui nuoti?