“Le catene dell’abitudine sono troppo leggere per essere avvertite finchè non diventano troppo pesanti per essere spezzate” (Samuel Johnson).
L’abitudine è la tendenza a ripetere determinati atti; il processo tramite il quale una nostra azione diviene abituale, ossia diventa una azione che svolgiamo in modo automatico, grazie al fatto che – ripetuta molte volte – la nostra mente o il nostro corpo l’ha appresa in modo tale che per eseguirla non è necessario molto sforzo.
L’abitudine può sicuramente essere positiva e lo è per moltissime azioni che compiamo quotidianamente, dato che, altrimenti, sprecheremmo moltissime energie; pensiamo al vestirci, lavarci, guidare, fare una telefonata, … .
In questo periodo di radicale cambiamento – per la maggior parte di noi – nelle nostre abitudini, il senso di ciò è ancora più evidente. Quello che prima reputavamo “normale” e “scontato” d’improvviso non lo è più: impostare la sveglia, alzarci dal letto, prepararci per andare a lavorare, portare i figli a scuola, ….. . Improvvisamente, per una decisione non nostra, ovvero non per libera scelta ma per imposizione necessaria, le nostre abitudini sono state modificate.
Ognuno avrà reagito in modo diverso a questo cambiamento, ognuno l’avrà caricato di un proprio personale significato e avrà elaborato una sua reazione.
Personalmente, per deformazione professionale, ho subito intravisto il danno che tale situazione avrebbe potuto arrecarmi: lavorando da casa e senza l’impegno da tassista per i miei figli, mi sono trovata ad avere molto tempo libero; tempo vuoto, che potevo riempire a mio piacimento.
E il rischio dieto l’angolo: riempirlo di nulla, nulla che per me significa dormicchiare sul divano, perdendo tempo a scorrere pagine sui social o ipnotizzata davanti a programmi televisivi (dai contenuti perlopiù improbabili). Con la sensazione a fine giornata di avere sprecato il tempo a mia disposizione, proprio quel tempo che sempre mi manca.
Per questo motivo ho deciso subito di reagire con un’arma infallibile: la disciplina.
La disciplina per me significa darmi dei compiti e dei tempi in cui realizzarli, magari tempi più morbidi rispetto ai miei tempi soliti o programmi che prevedono anche momenti di relax, ma con precisa disciplina.
E lo faccio per combattere il rischio supremo: quello di sostituire le abitudini che avevo fino a ieri con abitudini deleterie, abitudini che alla lunga possano minare il mio corpo e la mia mente, senza che io me ne renda conto.
La definizione del dizionario Treccani di “abitudine”, in proposito, è quantomai azzeccata: dice …. “fare l’a. a qualche cosa, avvezzarcisi al punto da non avvertirne più la presenza o gli effetti soggettivi piacevoli o spiacevoli”.
E questo è il punto: mi abituo a tal punto che non riesco più a percepire gli effetti piacevoli o spiacevoli del comportamento, della situazione o del contesto.
Quindi, anche in questo periodo di isolamento forzato, mi impegno per prendermi cura di me stessa, per lavorare sul mio corpo e sulla mia mente; anzi, per introdurre abitudini positive che assolutamente voglio mantenere anche quando saremo di nuovo liberi di tornare alla nostra vecchia vita.
Ma c’è soprattutto una abitudine che non ho mai avuto e che non voglio acquisire ora: l’abitudine a lamentarmi. Il rischio di questo periodo in cui tutto è diverso, in cui dobbiamo sottostare a regole che a volte, magari, non comprendiamo fino in fondo, è proprio quello di abituarci alla lamentela, un atteggiamento mentale negativo, di commiserazione, di opposizione, di critica non costruttiva, di denuncia collettiva, che non porta con sé alcun effetto positivo.
Attenzione, perché questo spirito di lamentela dettato dalla situazione contingente può diventare una bruttissima abitudine, che, per sua stessa definizione, domani potremmo anche attuare in automatico, senza percepirne gli effetti spiacevoli, innanzitutto per noi stessi.
Quindi, come sempre: 1) consapevolezza: fermati e pensa a quali comportamenti stai attuando, forse già senza neanche accorgertene; 2) reazione: se stai attuando un comportamento che non ti piace, che non ti fa bene, che alla lunga può danneggiarti, reagisci e cambia direzione! E’ una tua, libera, scelta e puoi decidere ora cosa è meglio per te.